L’autismo è un disturbo molto studiato ma ancora molto poco conosciuto: esperti e medici, ad esempio, non sanno ancora cosa lo provochi.
La prima domanda da porsi è: “che cos’è l’autismo?”
Viene infatti spesso definito impropriamente malattia; tuttavia, l’autismo non è una malattia, in quanto una malattia presuppone una diagnosi e una cura. Dall’autismo, invece non si guarisce. L’autismo è una sindrome, anzi, il termine più corretto da usare sarebbe “sindrome dello spettro autistico”, poiché questa sindrome riguarda ogni aspetto dell’essere di una persona. Non esiste un’unica forma di autismo, ma esistono in realtà infinite combinazioni di questa sindrome: in pratica, ciò significa che ogni bambino affetto da autismo è unico, per questo è anche spesso difficile fare una diagnosi certa. Sul web, facendo qualche ricerca noto che viene ripetuta la frase “ed il loro mondo”; mi pongo allora una domanda, chi soffre di autismo, sindrome che riguarda circa 100 mila bambini e adolescenti italiani (un bambino su 100, con una frequenza 4 volte più alta fra i maschi) – vive in un mondo tutto proprio, senza percepire davvero la solitudine? Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista ordinario della Società Psicoanalitica Italiana in un intervista dice:
“Gli autistici hanno una grossa difficoltà nella comunicazione, ma non sono isolati. Vivono in un mondo stereotipato e ripetitivo perché questo li consola e li rilassa. Inoltre spesso hanno una ipersensibilità sensoriale, una suscettibilità a suoni, rumori, sensazioni tattili, per cui tendono a proteggersi attraverso l’isolamento. Non perché gli piaccia stare da soli”. Da piccola avevo un’amica affetta da autismo e la cosa che mi è rimasto impresso nella mente é che percepiva facilmente elementi che ad una persona non autistica tendono a sfuggire (dettagli di un quadro, particolari di una stanza). Viceversa non sembrano cogliere aspetti della realtà ad altri immediatamente evidenti, come le intenzioni, emozioni, credenze e i desideri degli altri. Valeria Manera, giovane ricercatrice dell’Università degli Studi di Torino che oggi lavora presso il laboratorio di psicofisiologia dell’Università di Stanford, studia nei bambini con autismo proprio i deficit di previsioni delle intenzioni altrui spiega:
Cosa succede a livello cerebrale ?
Negli ultimi 15 anni sono stati fatti moltissimi progressi ad esempio sappiamo che nel nostro cervello esiste un’area che si attiva quando guardiamo i volti (la fusiform face area). Si è scoperto che quando una persona con autismo guarda un viso, nel suo cervello non si attiva quest’area. Quello che questo tipo di studi dimostra è che le anomalie nel comportamento di queste persone sono associate ad anomalie nell’attivazione del loro cervello. In studi pioneristici, la risonanza magnetica funzionale viene usata anche per valutare l’effetto della riabilitazione: perché una riabilitazione sia davvero efficace e duratura, non è sufficiente che abbia modificato il comportamento, bisogna che abbia anche avuto un effetto sulle attivazioni cerebrali. L autismo é un mondo sconosciuto, fatto di immagini, rotture, a volte incomprensione e mancanza di pazienza.
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La diversità non è un male, ma un modo per tutti di arricchirsi e conoscersi: l’importante è cercare di comprendersi e trovare la chiave di lettura giusta per capirsi, nonostante le tante difficoltà.
Concludo con una delle citazioni che io amo di più del libro di Fulvio Ervas – se ti abbraccio non avere paura:
“Sai una cosa? Gli scienziati sostengono che siamo tutti diversi e invece ci stiamo sempre più omologando. Di questo passo le uniche isole di diversità rimarranno le persone come suo figlio”
Immagino sia un complimento, dico.
“Volevo dire che una grande sinfonia contiene tante sfumature.”
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