Che cos’è l’ashram?
Il termine sanscrito Asrama indica, nella tradizione indiana, un luogo di meditazione e di romitaggio per ciascuno dei quattro stadi della vita. I saggi vivono in pace in mezzo alla natura e i residenti eseguono giornalmente varie forme di pratiche spirituali, di meditazione e di yoga. Gli ashram sono solitamente guidati da un mistico, un capo religioso o un maestro spirituale.
Nonostante abbiano origini molto antiche, i più appassionati sapranno che gli ashram sono divenuti molto conosciuti dopo l’uscita del film “Mangia prega ama” dove una bravissima Julia Roberts si ritira in un ashram indiano per ritrovare se stessa.
L’attrazione principale dell’ashram è la tomba del suo guru, Sri Aurobindo, dove centinaia di fedeli al giorno si recano a portare fiori, offerte e a pregare. Io ho potuto allungare una mano sulla tomba, prestando però attenzione che la mia sedia a rotelle, ritenuta impura, non toccasse le pareti della lapide. Tutt’attorno persone di razze ed etnie diverse erano sedute nella posizione di loto a meditare e a pregare. Sarai rimasta in quel luogo all’infinito.
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Nello stesso punto dove fu sotterrato Sri Aurobindo Ghose, in passato vennero calate anche le spoglie di una donna francese, Mirra Riccardo conosciuta a tutti come “La Mère“. Nel 1914 si recò a Pondicherry col marito col quale si stabilì definitivamente nel 1920. La Mère divenne una seguace di Aurobindo considerandolo suo padre spirituale. Quando Sri Aurobindo si ritirò in solitudine lasciò a lei la gestione dell’ashram e di tutta la comunità di loro discepoli. Oltre alla tomba in condivisione col suo guru, la Mére aveva anche una stanza privata in questo ashram, che oggi è meta di pellegrinaggio.
Mentre ero in contemplazione nei pressi della tomba mi si avvicinò un indiano chiedendomi se desideravo visitare proprio la camera de “La Mère”. Mi guardai attorno e notai che le camere erano tutte posizionate a piano terra, che il percorso era pianeggiante e che non ci sarebbero state troppe barriere per la mia sedia a rotelle. Così accettai.
Mi sbagliavo. La camera da letto della Mère era al secondo piano di un edificio interno. Ad un certo punto mi bloccai: all’improvviso vidi una serie di persone anziane, disabili e con difficoltà nei movimenti che venivano fatte sedere su una pesante sedia di legno per poi essere trasportate a braccia da volontari e fedeli indiani. Ma le scale erano davvero ripide ed i gradini infiniti! Il mio senso di colpa venne subito a farsi sentire così decisi di tornare indietro. Fui bloccata dalla stessa persona che mi domandò se fossi interessata a visitare la stanza da letto della francese divenuta famosa quanto il guru. Mi mise in fila e, quando venne il mio turno, fui trasportata con la pesante sedia di legno su per le scale. I volontari erano visibilmente stanchi e fradici di sudore ma nessuno e niente potevano fermarli. Quella era la loro missione, il loro dovere…
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