Vanni Oddera è un campione di freestyle bello, dannato e famoso.
Ama il pericolo e lo sport estremo. A 36 anni si sente il mondo in mano fino a quando, una sera, un incontro particolare gli cambia la vita.
Correva l’anno 2009 e Oddera si trovava a Mosca per un’esibizione.
Pronto a far festa dopo la gara, sale su un taxi dove c’è una puzza tremenda. Si sporge in avanti per capire da dove derivasse il cattivo odore e nota che il tassista non ha le gambe.
Lo osserva guidare con i comandi al volante e immediatamente pensa alla fortuna che lui ha e che in molti invece non dispongono.
Una volta rientrato in Italia, in Liguria dove è nato e cresciuto, sente che qualcosa in lui è cambiato.
E così, tra un allenamento e l’altro, contatta il suo amico Chicco che lavora in una casa di disabili ad Acqui Terme.
Gli propone di portare i ragazzi del centro da lui per poter assistere alle sue performance. Ma a fine giornata, uno di questi ragazzi gli chiede se può provare a salire sulla moto.
Oddera, senza pensarci due volte, lo prende, lo fa sedere in sella davanti a lui e lo porta in giro per i campi.
Il ragazzo urla, ride e gli confida che quella è l’esperienza più bella che lui abbia provato in tutta la sua vita!
Così Vanni inventa la “mototerapia”, e la sua trovata piace a tal punto da organizzare 50 date l’anno, tutte gratuite.
In tutto questo è supportato da un gruppo di altri motociclisti, gli “amici di Daboot”, che si occupano con lui di questa terapia per disabili.
“I ragazzi in sedia a rotelle tornano a sentirsi vivi e possono provare l’ebbrezza della velocità”, dice Vanni in un’intervista.
Vanni adesso fa mototerapia anche con i bambini dei reparti di ematologia e oncologia di alcuni ospedali italiani.
Inoltre la sua esperienza è arrivata anche in Spagna, Russia, Uruguay, Messico e Colombia, Paesi dove ha fatto spettacoli di freestyle e ha diffuso la mototerapia.
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Anche Vanni ha dei problemi. A dodici anni gli hanno diagnosticato il situs viscerum inversus, una malattia rara per cui si hanno tutti gli organi invertiti: cuore a destra, fegato al posto della milza, reni spostati e il sangue che circola in maniera contraria. «L’ho scoperto per caso dopo un elettrocardiogramma fatto per iscrivermi a pattinaggio artistico, un’idea di mia mamma che cercava di distrarmi dalla fissa per la moto». Per fortuna, è andata diversamente.
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